Il camice bianco va in Rete. Il futuro delle professioni sanitarie e assistenziali sarà caratterizzato dalla Rete e dalle nuove tecnologie: teleassistenza, teleconsulto, in sostanza e-Care, diventeranno attrezzi del mestiere. L’anziano sarà l’utente principale della rete. Non lo dico io, ma l’ha detto la Fimmg (Federazione italiana dei medici di medicina generale) al recente congresso a Villasimius (Cagliari) dove “è emersa l’esigenza di una professione ridisegnata, attrezzata per affrontare l’emergenza cronicità” – La Repubblica.it – “L’emergenza cronicità è al centro di quella che il segretario della Federazione, Giacomo Milillo, ha definito la ‘rifondazione’ della medicina generale. L’ospedale da solo non basta più. In questo senso la medicina di base dovrà diventare ancora di più la porta di accesso al sistema sanitario, il medico di famiglia colui che segue l’utente nell’arco del suo percorso terapeutico. Servono strumenti informatici, lavoro in rete, presenza in studio di personale non medico in grado di supportare un lavoro ambulatoriale sempre più articolato. Sul fronte delle nuove tecnologie i camici bianchi hanno da tempo promosso l’uso del computer per la gestione dei dati clinici dell’assistito, per ricette e impegnative”.
Il grado di informatizzazione dei medici di base, dicono alla Fimmg, arriva al 76 per cento, mentre negli ospedali la percentuale di utilizzo del computer per la gestione clinica del paziente è tra l’1 e il 5%.
La cosa interessantissima è che si sta avvertendo nella professione, prima ancora che nella politica e nella programmazione istituzionale (Governo, Regioni, Asl), il cambio epocale in arrivo: quello della sanità in rete, la sanità di Internet. Le prime reti di medicina regionale, che creano il dialogo informatico tra medici di famiglia, azienda sanitaria, ospedali e Cup, cominciano a ‘farsi vedere’ (SIIS-Lombardia, Sole-Emilia Romagna, progetto e-Care Bologna, ecc..): l’hanno detto sempre al congresso della Fimmg. Tra cinque-dieci anni, vedrete, si parlerà di queste prime reti di sanità come prototipi del nuovo welfare, roba da manuali di sociologia e scienza sanitaria. Mentre oggi questo argomento è pressoché assente dai piani di programmazione sanitaria (o collocato marginalmente). E se accelerassimo la nostra percezione del futuro?
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