Un medico di famiglia di Bologna, molto stimato dai colleghi e soprattutto dai suoi assistiti, mi ha inviato questa lettera, che per il suo pregevole contenuto ho pensato di far conoscere ai visitatori del mio blog.
Gent.mo Dott Moruzzi Le scrivo per farle, se permette i complimenti per l’articolo comparso sul corriere del 4 luglio che è un’analisi corretta e realistica di una Bologna che molti continuano a non voler riconoscere. Lei afferma che una possibile soluzione al malcontento popolare passa da “una minore burocrazia, da una ricerca di rapporti diretti e facili fra medici e cittadini, da cure più a casa e meno in ospedale” (per le patologie ovviamente di carattere cronico). Le posso assicurare che da anni noi Medici di Famiglia facciamo le stesse dichiarazioni e, personalmente, credo che il CUP possa giocare un ruolo importante e fondamentale. Per ottenere questo però è necessario cercare il dialogo e la reciproca comprensione ed evitare l’autorefenzialità o il corporativismo per cercare di mediare fra ignoranza e difficoltà oggettive. Per il momento credo che prevalgano forti spinte di natura dirigistica e notevoli critiche pregiudiziali che non facilitano il raggiungimento di un obiettivo comune cioè migliorare il servizio stando dalla parte del cittadino ma evitando di mettere fuori ruolo i professionisti. Fare il Medico di famiglia oggi a Bologna(soprattutto se massimalista) vuole dire avere 11.000-12.000 accessi anno, 45-65 accessi visite al giorno (senza contare il telefono), dedicare 6-7 minuti a paziente (in linea con la media europea), doversi formare, dedicare due ore al giorno a compiti burocratici spesso ridondanti e inutili, cercare il confronto con altre figure professionali. Da questo Lei capisce che se il progetto SOLE invece di aiutare complica, cioè per esempio la cartella informatizzata perde la sua facile fruibilità, i referti non ritornano nel posto giusto, il sevizio Help non aiuta ma scarica su altri la responsabilità del disservizio, ecc. perdere, anche solo pochi minuti a paziente, invece di migliorare le prestazioni, la nostra attività va in crisi. Credo che ci si debba conoscere meglio ed in questo fare uno sforzo di reciproca disponibilità. Ancora complimenti anche per la passione che Lei mette nella ricerca di possibili nuove soluzioni per la “nostra cara e vecchia Bologna”
Mi scive un medico di famiglia
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