L’Articolo del giorno/il Piccolo di Trieste/la Sanità Virtuale. È un articolo per gli appassionati di Sanità Digitale e Virtuale. Spesso si fa confusione tra i due termini, anche in ambito accademico. Capita così – come è capitato a me in un summit di luglio con autorevolissimi docenti dell’Università di Bologna – di sentire cose fantasiose e anche qualche stupiddaggine. La Sanità Virtuale – come ho cercato di spiegare nel mio ultimo libro Smart Health, in libreria per l’Editore Franco Angeli dal 21 settembre – è quella che illustra l’articolo del Piccolo di Trieste: applicare su un paziente digitale (attenzione: non irreale, ma ricostruito attraverso una dematerializzazione di tutti i dati del suo corpo e della sua malattia) una cura virtuale, calcolando, con il potere tecnologico di simulazione del computer, gli effetti clinici. Un tempo, i sovrani sospettosi, prima di assaggiare un cibo lo davano al gatto. Oggi, prima di iniettare un farmaco -ad esempio una molecola contro il tumore – lo si sperimenta sul corpo digitale, de-materializzato. Su un ologramma che possiede tutte le informazioni di quel corpo reale, a patire dal DNA. Questa è la virtualizzazione che porta all’Ospedale Virtuale: l’ospedale del futuro. La sanità digitale è solo la fase propedeutica di quella virtuale, cioè la riduzione in bit o byte (otto bit) di tutte le informazioni cliniche sul paziente (de-materializzazione). Una medicina personalizzata, più efficace, meno dispendiosa, richiede una sanità de-materializzata e Virtuale. Difficile da far capire in tempi ancora di cultura (e politica) novecentesca, basata sul business delle costruzioni ospedaliere.
Il Piccolo di Trieste del 19 agosto, pag 15
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