Presenti, assieme agli assessori Barigazzi, Lepore e Lombardo, al direttore Montalto, tante organizzazioni ed esponenti del volontariato bolognese, cittadini
La mia relazione di apertura
WELFARE DI COMUNITÀ E IMPEGNO SOLIDA. Il SECONDO ANNO DI ATTIVITÀ DELLA SCUOLA ACHILLE ARDIGÒ DEL COMUNE DI BOLOGNA
Gentili partecipanti, “E’ importante avere una scuola per capire le domande della città e le sue trasformazioni. La città si trasforma e ci trasforma. Le domande chiedono sempre nuove risposte”.
Non sono parole mie ma del nostro Arcivescovo, Don Matteo Zuppi, pronunciate all’Università di Bologna in occasione dell’inaugurazione della Scuola Achille Ardigò. L’Arcivescovo, che ringrazio a nome del CS della Scuola per essere qui, è sempre stato presente quando dovevamo raccogliere e mettere in pratica gli insegnamenti ardigoiani.
Nel marzo 2018 il Consiglio Comunale ha approvato, in accordo con l’Associazione Achille Ardigò e su proposta del Sindaco Virginio Merola, la costituzione della Scuola Achille Ardigò sul welfare solidale e di comunità e sui diritti dei cittadini del Comune di Bologna.
La Scuola promuove e realizza un progetto di formazione permanente rivolto a cittadini, volontari, operatori dell’assistenza, in collaborazione con l’Università di Bologna, le associazioni e i centri culturali presenti nel territorio, la Fondazione Innovazione Urbana.
Il nuovo welfare di comunità, verso cui tende l’azione del Comune di Bologna, richiede programmi impegnativi di formazione e ricerca.
Occorre coinvolgere tutti gli attori – e non solo agli operatori pubblici – che oggi sono impegnati a dare una risposta alle domande della città che ‘si trasforma e ci trasforma’. I cittadini vanno ‘ascoltati’ prima ancora di essere ‘informati e formati’.
Il rapporto con gli assistiti e le loro famiglie deve essere sempre più ‘dotato d senso’. Così si esprimeva Achille Ardigò in contrapposizione a ogni residuo di comportamento burocratico o dirigistico. Un’espressione sociologica, ma di grande significato e attualità. Il ‘senso’ era per lui quello della vita, dei mondi vitali della gente, del rispetto profondo della condizione e della persona umana.
Ci sono mondi del nostro welfare dove questo rispetto attento e profondo non c’è quando siamo deboli, ammalati, privi di risorse economiche e di capacità relazionali.
Nel suo primo anno di vita la Scuola comunale Achille Ardigò ha operato guardando a questa prospettiva, di un rapporto con cittadini, operatori e volontari ‘dotato di senso’. Grazie anche al contributo di studiosi e sociologi della nostra università che hanno saputo tener vivo, nonostante difficoltà e non poche incomprensioni, l’insegnamento ardigoiano.
La scelta che ha fatto il Comune di Bologna è stata, così, per:
– una scuola pubblica, al servizio della comunità, di supporto ai tanti progetti che stanno nascendo, alcuni poi, come il progetto “insieme per il lavoro”, di grande valore;
– una scuola gratuita e popolare, aperta a tanti, che forma ma anche che ascolta le tante domande che vengono dai cittadini (e quante ce ne hanno fatte di domande in questi sei mesi di primo corso magistrale, quello concluso a giugno!);
– una scuola non di parte, ma un luogo di confronto non confinato in modelli predefiniti di società e di assistenza, non condizionato dagli schemi ideologici del passato;
– una scuola aperta al dialogo in tempi in cui sembra prevalere la contrapposizione al confronto (e anche questa scelta, che appare ovvia, ha comportato lunghe e faticose discussioni per superare non poche chiusure incomprensioni);
– una Scuola che il Comune ha valuto dotata di autonomia scientifica e didattica affidando compiti di direzione a un Comitato Scientifico composto di studiosi: una scelta di garanzia contro ogni forma di condizionamento politico e burocratico, che va difesa costantemente.
Le linee del progetto formativo e delle ricerche che la Scuola propone sono lo studio dei nuovi bisogni di assistenza e dei nuovi fenomeni di povertà ed emarginazione sociale; la conoscenza dei modelli locali di organizzazione dei servizi; ma anche la riflessione su quella che Ardigò chiamava ’innovazione socio-tecnica’ quando, ancor prima di Internet, pensava a un mondo di tecnologia sociale, di socialnetwork.
È un progetto che non vogliamo realizzare in solitudine, ma in collaborazione:con l’Università di Bologna: in particolare con il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali diretto dal prof. Filippo Andreatta; il Centro di Ricerca e Formazione del Settore Pubblico; il DAR, diretto dal prof. Giacomo Manzoli; il Dipartimento di Comunicazione dell’Università di Urbino; il Dipartimento Giuridico diretto dal prof Caianiello con cui abbiamo definito una convenzione quadro. Con la Fondazione Innovazione Urbana. Con Volabo e le Associazioni del Terzo Settore. Con un’attenzione particolare alle organizzazioni cattoliche, che costituiscono grande parte del tessuto solidaristico della città, alcune qui presenti e con le quali vogliamo ben presto definire comuni percorsi formativi e di ricerca.
La Scuola ha già percorso un tragitto di strada importante in una prospettiva di lavoro triennale. Queste tappe le vedete proiettate sullo schermo (slide allegata).
Il Corso Magistrale 2018-19, da non molto conclusosi, ha approfondito lo studio dei modelli di assistenza nella prospettiva di un Welfare pluralistico e di comunità.
Il Nuovo Corso Magistrale affronta invece i temi di una particolare emergenza sociale bolognese che interessa decine di miglia di persone , senza per altro dimenticare l’accoglienza degli immigrati: la fragilità della
popolazione anziana e quella delle famiglie a basso reddito con figli a carico. In entrambi i casi si è in presenza di nuovi fenomeni di emarginazione e discriminazione sociale che coinvolgono non solo persone non autosufficienti ma anche famiglie e ragazzi.
Su questi temi si svolgerà il Corso Magistrale della Scuola dal prossimo novembre a giugno 2020, che comprende due laboratori e due ricerche in collaborazione con il Dipartimento scienze politiche e sociali dell’Università di Bologna. Lo stesso Dipartimento sta predisponendo un Master, in collaborazione con la Scuola, interamente dedicato ai temi del welfare di comunità.
( si veda slide allegata)
Il secondo appuntamento, ma il più ravvicinato nel tempo, è il corso che inizierà il 25 settembre sull’uso del social network per fare comunità a Bologna. Progettato in collaborazione con il Dipartimento DAR, l’Università di Urbino e la Fondazione Innovazione Urbana, è un appuntamento importante su tema ardigoiano così travolgente e che guarda a un welfare ad alta comunicazione e bassa burocrazia
(Slide allegata)
l programma di formazione e ricerche della scuola per I prossimi mesi è inoltre ricco di iniziative. Oltre a quelle già indicate, la Slide allegata indica molti altri qualificati appuntamenti
(Slide allegata)
La Scuola sta ricercando forme di collaborazione con le associazioni del volontariato e del terzo settore. Oggi pomeriggio approfondiremo questo tema con il contributo del prof Zamagni e d’importanti realtà del volontariato bolognese.
Anche in questo caso la scuola intende agire nello spirito ardigoiano. La solidarietà deve possedere due caratteristiche ben precise: essere utile soprattutto a chi la riceve e non a chi la dà; appartenere a un mondo diverso da quello del business.
Con questo non s’intende sottovalutare il ruolo di un terzo settore, di economia sociale, nella produzione dei servizi. I meccanismi, anche giuridici, che regolano questo rapporto devono essere formalmente definiti, anche nelle formule pur innovative della co-progettazione tra pubblico e terzo settore.
In ogni caso la sussidiarietà, che un principio irrinunciabile per un Welfare di Comunità, non s’identifica con le pur necessarie forme outsourcing.
Per questi aspetti formativi e di ricerca la scuola intende avvalersi della collaborazione già formalizzata con il Dipartimento Giuridico e di Economia dell’Università di Bologna e.
Il Terzo Settore ha un ruolo importante in un nuovo Welfare di Comunità. Con le associazioni del volontariato vogliamo assieme poter valutare la dimensione e la qualità dell’impatto sociale di questi interventi
Vogliamo infine che sia valutata la stessa attività della Scuola per conoscere quali risultati sociali ottiene.
A volte qualcuno afferma che di fronte all’emergenza, all’accoglienza e alla povertà più grave, un’azione formativa e di ricerca a livello strategico, come quella sui cui sta lavorando la Scuola, potrebbe essere o apparire una sottrazione tempo e risorse ai poveri.
Ardigò non era di questo parere. In più occasione ha messo in guardia le istituzioni e perfino il volontariato da interventi solidaristici che, non diretti strategicamente, senza una formazione e una conoscenza adeguata, producono risultati effimeri o addirittura nuova precarietà . In sostanza più benefici per chi assiste che per chi è assistito.
L’azione di assistenza richiede conoscenza e formazione. La Scuola, assieme ad altri, è qui per questo.
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