Oggi si legge su la Repubblica Bologna che un utente ha prenotato un esame diagnostico di Risonanza Magnetica al Cup di Bologna e la prima disponibilità è stata marzo 2014. Ovviamente il Cup c’entra poco e tanto meno c’entra il povero operatore di sportello, che ha solo fatto il suo dovere comunicando al cittadino la prima disponibilità registrata dal sistema elettronico, al momento, di quella prestazione nel servizio sanitario locale (non a pagamento, non in ‘libera professione’). Però la questione invita ad una riflessione. Intanto non è ammissibile che si dica ad un cittadino che fa un esame per una sospetta o accertata malattia di passare tra due anni (!). Lui con ogni probabilità prenota e poi, giustamente, si cerca una soluzione alternativa e il tutto alimenta un percorso di spreco. Poi, si sa, la soluzione alternativa è andare a pagamento, spesso nella stessa struttura pubblica dove i medici lavorano anche in ‘libera professione’. Da un
pò di tempo questa pratica, a Bologna, si sta drammaticamente espandendo (io stesso, per un esame di otorino, ho dovuto pagare in un ospedale pubblico per evitare lunghe attese). E anche questo non è giusto visto che si pagano le tasse e si paga già il ticket. Come si può risolvere il problema. Come Cup2000, ascoltando i nostri operatori che ogni mattina a loro volta ascoltano migliaia di utenti, abbiamo proposto alle aziende sanitarie bolognesi di incrementare l’offerta di visite ed esami prenotabili al Cup SENZA CHE CIO’ AUMENTI LA SPESA SANITARIA LOCALE. Come? Sottraendo prestazioni aggiuntive da altri circuiti non così trasparenti. Faccio solo un esempio, molto meno del 30% delle visite e degli esami medici prodotti dal policlinico S.Orsola Malpighi entrano nel circuito di prenotazione del Cup di Bologna.
Due anni di attesa per una Risonanza Magnetica
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