Oggi, nella sua rubrica quotidiana su La Repubblica, Concita De Gregorio pubblica la lettera di una lettrice marchigiana che si lamenta delle ore passate al telefono con gli operatori del CUP nel vano tentativo di prenotare una visita urgente. La lettera è interessante per due motivi, anche se il tema è tutt’altro che insolito. Il titolo con il quale Concita pubblica questa lettera: ‘La burocrazia ci ruba il tempo’. Il secondo argomento di interesse è indubbiamente il CUP che da strumento nato per abbattere i tempi di attesa in sanità si trasforma ormai in occasione per far saltare i nervi ai cittadini. Ma di questo parlerò in un’altra occasione perché, come è noto, ho partecipato direttamente alla realizzazione del primo Cup in Italia, a Bologna, e aggiungo, anche alla iniziale progettazione senza successo di quello marchigiano di Pesaro.
Fermiamoci un attimo su questo concetto così ben sintetizzato da Concita De Gregorio: La burocrazia ci ruba il tempo. È apparentemente un titolo ad effetto ma in realtà è una formula scientifica, che tra l’altro ho esposto in alcuni dei miei libri pubblicati dal’Editore Franco Angeli e dal Sole 24Ore.
Il concetto di tempo è una delle cose più importanti della nuova scienza della relatività inaugurata da Einstein all’inizio del 900. Einstein sostiene che il tempo è una variabile e, come tale, di fatto non esiste perché è solo un composto dello spazio. A dimostrazione di ciò potremmo oggi presentare nuove scoperte antropologiche. Diverse civiltà sopravvissute alla globalizzazione non hanno ancora acquisito il concetto del tempo, ad esempio in Africa e in Australia. Sono stati i greci, con il loro alfabeto lineare, a dare alla mente umana il concetto della successione temporale e di una visione del tempo come qualcosa che scorre lungo una riga metrica. Si pensi all’invecchiamento della persona: non è altro che una ‘modifica spaziale’ del sistema cellulare umano provocato da un diverso posizionamento di atomi, cellule e particelle. Più recentemente gli studiosi di fisica teorica hanno approfondito il rapporto diretto che intercorre tra tempo e gravità. Sulla ‘linea degli eventi’ di un buco nero spaziale, dove la gravità cresce all’infinito, il tempo si ferma. La gravità rallenta tutto e crea lo spazio (dove non c’è gravità non c’è nemmeno spazio), come hanno dimostrato in un esperimento all’Università di Pisa fatto in presenza di una tempesta magnetico – gravitazionale proveniente dal sole. Le onde di gravitazione modificavano la gravità terrestre, sia pur di una misura infinitesimale, ma sufficiente per accorciare e allungare la misura di un campo da calcio calcolata con metro atomico.
Perché ho fatto questa fuga nella fisica teorica? Perché la burocrazia si comporta come la gravità: allunga o accorcia il tempo a secondo della sua intensità. In pratica, al pari della gravità, intensificando il tasso burocratico si ruba (si ferma) il tempo delle nostre vite; oppure, abbassando il tasso di burocrazia si restituirci tempo alla vita.
Per comprendere questo concetto non bastano le teorie della relatività ma dovremmo collegarle alle teorie dei sistemi sociali, in particolare a quelle studiate da Luhmann. La sociologia dei sistemi ha dimostrato che la burocrazia non è altro che un tessuto ipo-organizzativo che si frappone tra mondo organizzato e i mondi vitali della gente. Per intermediare, ad esempio, il rapporto tra sanità e pazienti: la nostra cittadina marchigiana che vuole prenotare una visita e i medici di quella regione.
È quindi scientificamente dimostrato che la burocrazia è in grado di ‘rubare tempo’ al mondo vitale della gente.
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