L’Articolo del giorno/Quotidiano Nazionale/ Servono i Super compiuter in sanità?

L’Articolo del giorno/Quotidiano Nazionale/ Servono i Super compiuter in sanità? È noto che l’IBM (che da molti anni investe nel super compiuter Watson e che oggi ha impiantato una sezione del progetto nell’ex sede dell’Expo di Milano, dopo l’accordo entusiasta di Renzi nel suo viaggio in Usa) ha sempre avuto una cultura Hard della Rete e di Internet. In fondo, lei, ha veduto hardware a tutto il mondo, soprattutto prima di Internet, perfino ai tedeschi per le macchine schedatrici degli ebrei. La notizia di oggi però è ingannevole. Si potrebbe presumere che mettendo tutte le informazioni cliniche che è possibile raccogliere sui tumori in un grande scatolone di un super compiuter, quello sputa fuori la risposta, il quesito diagnostico. In effetti un tempo si ragionava così e anche l’IBM pensava questo. Poi è arrivato Internet, il web – nel mio nuovo libro Smart Health troverete in cosa il web si differenzia da Internet – e la cultura eHealth della Rete e tutto è cambiato. Non è lo scatolone che conserva tutte i dati del mondo, ma  è il cyberspazio di Internet composto di miliardi di ‘scatolini’ (nodi tecno-umani fatti da un PC e da una persona: un medico, un paziente) a conservare e a distribuire le informazioni. Un esempio: il nostro Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), dove conserviamo la storia clinica e farmacologica della nostra vita, non contiene nulla: è un elenco telefonico di indirizzi (www. ..) dei server che contengono i nostri referti medici sparsi per una regione e poi per l’Europa. Anche Wotson, se vuole funzionare in rete, è la stessa cosa. Potrebbe quindi dimagrire da subito da scatolone a scatolina.

Quotidiano Nazionale, Milano, pag. 21


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