Livia Turco e la peer review

Nell’ultimo numero del Settimanale del Ministero della Salute il Ministro Livia Turco ha spiegato che sono stati raggiunti stanziamenti record nella ricerca, in particolare per oncologia, neuroscienze e malattie rare: “abbiamo registrato l’aumento record a 350 milioni di euro l’anno degli stanziamenti, intervenendo contestualmente sul piano della trasparenza per l’assegnazione dei fondi, attraverso bandi pubblici e selezione dei progetti da parte di commissioni indipendenti con il metodo del peer review”. Questo riferimento del Ministro alla peer review è importante e mi ha perfino stupito. Di cosa si tratta? Don Tapscott, nel suo ormai famosissimo Wikinomics (Rizzoli, 2007) la spiega così: “a mano mano che le collaborazioni scientifiche su vasta scala entreranno a far parte della norma, gli scienziati si baseranno sempre più su metodi distribuiti per la raccolta dei dati, la verifica delle scoperte e il testing delle ipotesi, non solo per velocizzare il processo ma per accrescere la veridicità delle stesse conoscenze scientifiche. La pubblicazione rapita, iterativa e liberamente accessibile coinvolgerà una parte molto più ampia della comunità scientifica nel processo della peer review. I risultati saranno verificati da centinaia di partecipanti in tempo reale [su Internet], non da una manciata di esperti anonimi..”(pag. 181). L’apertura della ricerca su Internet – dai software open source, alla liberalizzazione dei risultati della ricerca farmaceutica e genetica, alle buone pratiche di sanità – costituisce l’inizio della nuova era informazionale e della cosiddetta wiki – economy. Saltano barriere organizzative e inutili mediazioni burocratiche e protezionistiche. C’è stata perfino un’azienda che è riuscita a brevettare le sequenze del genoma umano! Ma anche in questo caso ha vinto Internet. Se la peer review trionferà sarà la fine per i vecchi metodi, a dir poco discrezionali, di selezione dei cervelli e delle competenze nell’Università, nelle medicina e non solo.


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