È di prossima pubblicazion da parte dell’Editore FrancoAngeli il volume ‘Ardigò nelle sue attività istituzionali’ che contiene saggi di Costantino Cipolla, Mauro Moruzzi, Giuseppe Sciortino, Alberto Gasparini, Gianluca Salvatori, Larissa Venturi, Maria Teresa Belsito, Alessandro Fabbri, Giacomo Mulè, Albero Ardissone, Andrea Bassi e altri. Nel mio saggio ‘Ardigò a CUP 2000: nascita e declino del soggetto terzo’, ripercorro i primi anni di vita di Cup2000 ( il 30 settembre 2026 la società ‘compie’ 20 anni): una delle maggiori aziende italiane di informatica sanitaria e di reti eHealth che ha dedicato gran parte della sua vita ventennale a diffondere l’innovazione tecnologica in sanità e che oggi è al centro di un complesso piano di riorganizzazione voluto dalla Regione Emilia Romagna. Anticipo qui un breve ma significativo passo del saggio, quello riferito alla mission originaria di Cup2000 come ‘soggetto terzo’, per la quale insistette soprattutto Achille Ardigò che figura tra i fondatori della società. ‘Soggetto Terzo’ tra enti pubblici e aziende sanitaria a garanzia ‘tecnologica’ dei cittadini per la trasparenza nell’accesso ai servizi sanitari. Un tema certamente attuale.
Da M. Moruzzi ‘Ardigò a CUP 2000: nascita e declino del soggetto terzo’ ( in Ardigo nelle sue attività istituzionali’ ( Franco Angeli Editore, di prossima pubblicazione)
..Achille Ardigò, durante la sua permanenza alla direzione degli Istituti Ortopedici Rizzoli di Bologna, partecipò direttamente, in collaborazione con il sottoscritto, alla costituzione della Società CUP 2000, fondata il 30 settembre 1996. Dai documenti costitutivi – relazione e statuto societario approvati dal Consiglio Comunale di Bologna il 24 luglio 1996, scritti sotto la diretta super visione del maestro anche nel ruolo di socio istituzionale – emerge con chiarezza che l’interesse del grande sociologo bolognese non era certamente indirizzato ad un generico progetto di business industriale, sia pur innovativo. Aveva, invece, un preciso obiettivo culturale: sperimentare la realizzazione di un ‘soggetto terzo’ per l’accesso alla sanità e la transazione del welfare assistenziale locale verso la cultura delle reti socio-tecniche e dell’alta comunicazione di un Internet emergente. Nei documenti approvati dal Consiglio Comunale di Bologna si legge infatti, che l’oggetto della nascente società era di “offrire differenziate possibilità di accesso agli utenti dei servizi pubblici e privati … la perequazione e l’umanizzazione dell’accesso … lo sviluppo dei sistemi a reti finalizzati all’accesso e all’informazione dell’utenza dei servizi pubblici e privati nell’area sanitaria, socio-sanitaria e sociale”. Ancor prima, il 10 maggio 1996, sempre il Consiglio Comunale della città aveva esaminato e condiviso un documento dal titolo “Rapporto sul Cup di Bologna, Progetto Centro Servizi Cup2000” , in cui la mission della nascente società era non solo quella di gestire e fa crescere il sistema elettronico di prenotazione bolognese operante fin dal 1990, ma di “di far evolvere il servizio Cup verso un sistema polifunzionale di distribuzione di servizi alla persona che travalichi gli originari confini della sanità pubblica..con un allargamento del raggio di azione anche nella più vasta area della salute…dell’assistenza alla persona”. Negli stessi documenti costitutivi è inoltre esplicitamente sottolineato il ruolo di ‘soggetto terzo’ che la società avrebbe dovuto ricoprire: ‘terzo’ tra ‘assicuratori’ (Regione, Comune) e ‘produttori’ di servizi per la salute (aziende sanitarie). Nel citato documento del maggio 1996 si legge, infatti: “La separazione tra le aziende sanitarie pubbliche di produzione e quelle territoriali di assicurazione, acquirenti dei servizi per i cittadini, porta a valutare il momento e i costi del servizio di prenotazione come un’entità terza. Questo soggetto terzo si configura, nella proposta qui contenuta [nella stessa seduta fatta propria dal Consiglio Comunale di Bologna], come un Centro Servizi, cioè una struttura per gestire la distribuzione di servizi sanitari attraverso l’utilizzo di moderne tecnologie informatiche e telematiche”. La società CUP 2000 è quindi, nel disegno costitutivo dei soci, di proprietà di aziende ed enti pubblici, ma giuridicamente e imprenditorialmente autonoma a garanzia della trasparenza e dell’efficienza del prodotto sanitario fornito ai cittadini. Per questo motivo sono escluse due altre possibili ipotesi, a lungo dibattute nella fase preliminare di studio della costituzione di CUP 2000: la società mista pubblico-privato (prima ipotesi perseguita dall’azienda Ausl di Bologna) e il consorzio tra aziende pubbliche. L’esclusione della prima e della seconda ipotesi non deriva soltanto dal fatto che la società, come si dirà oltre, aveva una mission costitutiva che la portava a operare non soltanto verso i soci, ma in una dimensione ben più vasta, nazionale e perfino internazionale: deriva anche da una ricerca di autonomia aziendale – che il consorzio non avrebbe garantito a sufficienza e che la presenza di privati avrebbe connotato in termini di ricerca del business – a sostegno della funzione svolta dal ‘soggetto terzo’ a garanzia dell’accesso dei cittadini al sistema delle cure. Una tesi d’indubbia matrice ardigoiana.
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