Il Welfare del professor Vincenzo Cesareo. Il pericolo di una standardizzazione e spersonalizzazione dell’assistenza. Il fascino pericoloso della nostalgia per i vecchi modelli statalisti, del ‘posto garantito a vita’. Il valore del ‘metodo induttivo’. La ricerca di un filo conduttore comune tra W aziendale, w municipale, W comunitario che porta a un Welfare responsabile. Gli anni dell’oro (cinquanta, sessanta), dell’argento (settanta) e l’Età del Bronzo del w italiano. L’attualità delle riflessioni di Habermas – ma poi anche di Ardigò – sulla ‘crisi dì razionalità’ del capitalismo maturo. Il pericolo di ‘mancanza di futuro’ e quindi di ritorno al passato per lo stato assistenziale. Un drammatico ‘ritardo culturale’ nel dibattito progressista. Effetti perversi di leggi in se buone, come la 104, che si prestano ad abusi e a una cultura dell’assistenzialismo. La valorizzazione della persona come singolarità che si arricchisce di relazionalità. Un welfare riflessivo, moltiplicatore di responsabilità, capacitante , dove tutte le persone sono risorse. L’unione delle forze – anche a livello territoriale, con una geometria variabile – per creare spazi sociali di continuità , per costruire la rete dove, a necessità, qualcuno si attiva per un altro che ha bisogno. Ritrovarsi tutti in questa rete, condividere le esperienze (www.welfarereresponsabile.it)
Creare buone sinergia tra w comunitario e w municipale e w aziendale. Uno stato che deve essere regolatore e non minimo, gestore, ma secondo il principio della sussidiarietà. Questi i miei personali appunti della lezione di Cesareo.
Ho ricordato che la Scuola ci sta insegnando ‘che si può volare alto’ e questo è stato il primo messaggio del nuovo corso di riflessione sul welfare bolognese.
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