Milano. Venerdì 18 gennaio. Giornata di studio in Bocconi. “Integrare la reti dei servizi sanitari e socio sanitari. La prospettiva dei Big Data”. Relatore Alberto Ricci. Presenze di Lombardia Informatica e AssinterItalia (organizzatori dell’evento), ma anche di Arsenal, Cup2000-Lepida, Cineca. Ecco alcuni miei appunti e riflessioni, più soggettivi che oggettivi. Cambia il bisogno sanitario. Calano i ricoveri acuti ma aumentano quelli ‘bionici’, di interventi che modificano il corpo, ad esempio la struttura ossea. Diminuisce la degenza media in ospedale e quindi aumenta la necessità di presa in carico del paziente. I bisogni sociali cambiano. E cambiano le 25 milioni di famiglie presenti oggi in Itali. Più copie senza figli e famiglie sole, meno genitori entrambi presenti nel nucleo famigliare. L’ospedale e la rete ospedaliera non si può più far carico di questi problemi di ‘presa in carico’. D’altronde, salvo rare eccezioni, non se ne faceva carico nemmeno prima: si limitava a trattenere per più tempo, a volte un mese!, i pazienti post-acuti (‘post-acuzie’, una parola impronunciabile che oggi sembra diventata una scienza). In compenso le Regioni italiane dichiarano di aver attivato almeno 300 ‘Case della Salute’, anche se, da un indagine Bocconi, ne risultano effettivamente non più di 150. Spesso sono solo ospedaletti o poliambulatori chiusi e riconvertiti parzialmente, a cui si vuol dare, per accontentare chi protestatava, una etichetta. L’Emilia R. dichiara di averne 64 solo lei. Le aziende sanitarie attivano, ma con grande prudenza e non certo ovunque, programmi di dimissione protette, sperimentano nuove funzioni aziendali. Qualcuno intravede un ‘depotenziamento delle gerarchie sanitarie-aziendali-ospedaliere’ a vantaggio delle ‘strutture intermedie’ di assistenza nel territorio. Ma la cosa è da verificare. Queste strutture potrebbero essere importanti per una Population Health Management e per una nuova ‘fisicità’ della sanità nell’immagine collettiva? Non è una domanda che ha già una risposta affermativa pronta e scontata.
Una avvertenza e due considerazioni (mie). 1. Avvertenza. Achille Ardigò, il più importate studioso italiano di sociologia sanitaria, avvertiva sempre sul carattere ambivalente di ogni analisi: ‘lato sistema’ e ‘lato cittadino-utente’. Il primo è portato sempre alla razionalizzazione e all’autoreferenzialità, il secondo, se non coinvolto in processi di empowerment, a tutelare un singolo bisogno egoisticamente. 2. Se il progetto è la ‘Continuità Assistenziale’ e la ‘Presa in Carico del Paziente’, siamo sicuri che serve inserire una struttura intermedia tra l’alta specializzazione (ospedale o polo ospedaliero) e il medico di base (MMG, PLS)? Intendo una struttura intermedia ‘fisica’, fatta di muri, di porte, di portinerie, di filtri, burocrazia. O, come venerdì è stato suggerito, non è più appropriato parlare di ‘forme organizzative intermedie’? 3. Questa analisi (che porta a ritenere strategica la Presa in Carico e a suggerire strutture intermedi) non può oggi prescindere dall’Alta Comunicazione delle reti eHealth (FSE in particolare). La Presa in Carico va supportata con un nuovo ‘corredo informativo dematerializzato’, utilizzabile dal medico in tempo reale e con modalità friendly, di eData (dati dematerializzati, Big Data, ovvero dati comportamentali ed ‘emotivi’ auto-prodotti dagli utenti sul web). Una bella discussione, necessaria. Continuerà con Assinter Academy per tutto il 2019.
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